Alto Medioevo – Carlo Magno: la successione

Divisio regnorum

Alla morte di Carlo Magno il suo successore fu Ludovico il Pio. In realtà, nei suoi intendimenti, le cose avrebbero dovuto andare diversamente.

Carlo Magno profuse molte energie nella costruzione di un’amministrazione dell’impero che avesse una organizzazione territoriale il più possibile uniformata tra i diversi regni a lui assoggettati. Dopo aver ottenuto il titolo di imperatore, i suoi sforzi si profusero soprattutto per consolidare i domini già acquisiti. Tuttavia, la sua concezione dell’impero non era quella di un’entità autonoma, indivisibile e che dovesse perpetuarsi nel tempo a prescindere da chi la governasse. Bensì di una proprietà, di un patrimonio di cui lui potesse disporre secondo la sua volontà. Così, nel pianificare la sua successione, rimase fedele alla tradizione franca. Questa prevedeva che alla morte del capofamiglia i suoi beni fossero suddivisi tra i figli maschi.

Attraverso un atto che suonava come un testamento politico, il Divisio regnorum dell’806, stabilì che l’impero venisse spartito tra i figli Carlo il Giovane (Austrasia, Turingia, Sassonia, Frisia, Neustria, parte di Borgogna, Alemannia e Baviera) Carlomanno detto Pipino (il regno d’Italia, Carinzia, parte dell’Alemannia, quasi tutta la Baviera) e Ludovico il Pio (Aquitania, Guascogna, marca di Spagna, Settimania, Provenza e parte della Borgogna). La suddivisione sarebbe stata improntata secondo criteri di massima equità, pur non prevedendo ancora a chi sarebbe andato, alla sua morte, il titolo di imperatore.

Pipino morì nell’810, non ancora quarantenne. Carlo fece appena in tempo ad apportare le necessarie modifiche al Divisio regnorum, l’anno successivo, che anche il primogenito, Carlo il Giovane venne a mancare nell’812. A quel punto il suo testamento non aveva più alcun significato, rimanendo solo uno dei tre figli: Ludovico. Il quale, alla morte di Carlo Magno nell’814, unico erede rimasto, assunse quindi la guida dell’intero impero carolingio. Fu incoronato imperatore da papa Stefano IV nell’816.

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